Gli uomini toscani i più longevi al mondo, ma la battaglia per la sostenibilità non è certo vinta
Uno studio canadese ribadisce che alla salute, al benessere e complessivamente alla qualità della vita contribuiscono per il 15-25% i servizi socio-sanitari, per il 10-20% la genetica e per il 50-60% ambiente, cultura, economia. I tre perni su cui poggia la sostenibilità dello sviluppo (ambientale, sociale ed economica) sono quindi tutti confermati nella loro importanza.
La Toscana pare avviata sulla buona strada almeno secondo alcuni dati presentati durante uno degli incontri della fase di ascolto per il nuovo Piano sanitario e sociale integrato regionale (Pssir) che dall'inizio di marzo stanno coinvolgendo cittadini, operatori, amministratori. I maschi della nostra regione sono i più longevi al mondo (con un'aspettativa di vita di 79.6 anni) e le donne toscane (aspettativa di vita di 84.7 anni) sono superate solo dalle giapponesi (media 86 anni).
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ritiene che attualmente le principali cause di morte sono: l’ipertensione arteriosa, il tabagismo, l’ipercolesterolemia e l’obesità. Tutte patologie sono strettamente legate sia al tipo di alimentazione che allo stile di vita.
«Abbiamo aggiunto anni alla vita, ora vogliamo riuscire ad aggiungere vita agli anni - ha dichiarato Chiara Gherardeschi, uno degli operatori che seguono la stesura del nuovo Piano - L'allungamento della vita è una dato positivo, il risvolto negativo è che poi spesso queste persone restano sole. Partiamo da una realtà buona ma la sfida comunque c'è. Il nostro obiettivo è costruire salute: non solo come semplice assenza di malattia, ma come stato di completo "benessere", secondo le indicazione dell'Oms» ha concluso Gherardeschi.
Ritorna il buco nell'Ozono, stavolta sul polo nord
Il satellite Envisat dell'Agenzia spaziale europea (Esa) ha misurato in marzo dei livelli minimi record di ozono sul settore euro-atlantico dell'emisfero settentrionale. I ricercatori stanno tentando di capire perché in questi due anni gli inverni artici siano stati così rigidi e se questi eventi, apparentemente casuali, siano invece statisticamente correlati al cambiamento climatico globale.
Mark Weber, dell'università di Brema, sottolinea che «Le misurazioni effettuate dagli strumenti Sciamachy, Mipas S e Gomos a bordo di Envisat stanno fornendo informazioni uniche sull'ozono, che aiuteranno i ricercatori a separare cambiamenti chimici e dinamici e ad identificare l'influenza del cambiamento climatico sulla stratosfera. È perciò essenziale che questi strumenti continuino ad effettuare tali misurazioni il più a lungo possibile».
L'Esa spiega che «Il record minimo è stato causato da venti insolitamente forti, noti come vortice polare, che hanno isolato la massa atmosferica sul Polo Nord, impedendole di mischiarsi con l'aria alle medie latitudini e generando, così, temperature molto basse. Durante il mese di marzo questa massa d'aria fredda, colpita dalla luce del sole, ha rilasciato, soprattutto nella parte più bassa della stratosfera, a circa 20 km dalla superficie, atomi di cloro e bromo, prodotti dei clorofluorocarburi (Cfc), che distruggono l'ozono. Lo strato atmosferico di ozono si trova a circa 25 km di altitudine e agisce da filtro solare, proteggendo gli organismi viventi sulla Terra dai nocivi raggi ultravioletti, che possono essere dannosi per la vita marina e aumentare il rischio di cancro della pelle».
Fonte http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=%209711
L'incubo nucleare di Fukushima continua malgrado l'informazione si occupi di altro
Sono ormai trascorse più di 3 settimane dalla catastrofe avvenuta in Giappone, e l'informazione italiana, ormai non tratta quasi più il dramma nucleare della centrale di Fukushima.
La situazione è stazionaria dicono, ma questo vuol dire che sta peggiorando, perchè ogni giorno si liberano radiazioni in atmosfera e ci sono perdite di acqua radioattiva in mare. Ricordo che gli isotopi radiattivi restano tali per centinaia o migliaia di anni e che il rischio grosso (ormai certezza) è che entrino nella catena alimentare.
L'ARPAT sta monitorando la radiattività in Italia (http://www.arpat.toscana.it/) e malgrado non sia più alta di quella naturale, comunque stanno rilevando tracce di Cesio e di Iodio radiattivo proveniente dal Giappone, e noi siamo a più di 10.000 km di distanza!
Sul sito di BeppeGrillo (http://www.beppegrillo.it/) si trova una interessantissima intervista di Charlotte Mijeon di "Sortir du nuclear" associazione antinuclearista che punta a ridurre l'uso del nucleare in Francia.
Nell'intervista si parla degli incidenti che sono avvenuti in Francia e sono stati tenuti nascosti o minimizzati e del disastro nelle miniere di Uranio in Niger da cui la Francia si approvvigiona del combustibile nucleare.
Domenica 3 aprile alle 21,30, Report parla delle cave di marmo nelle Alpi Apuane
La banda del buco
In onda domenica 3 aprile alle 21,30
Una cava una volta sfruttata, se non viene ripristinato l’ambiente, diventa una discarica. Questo in barba a una legge nazionale che regola le attività estrattive già dal 1927. Lo Stato poi, circa 40 anni fa, ha trasferito alle Regioni le competenze per meglio regolare il fenomeno.
Ma ancora oggi c’è chi non ha realizzato il piano per le estrazioni sul proprio territorio. N...on c’è in Piemonte dove le cave sono concentrate tra la provincia di Biella e quella di Vercelli, e dove, nonostante siano una zona dove avviene il ricambio delle acque della falda, si permette di scavare fino a 50 metri di profondità per estrarre ghiaia e sabbia.
A Caserta i colli Tifatini sono stati interamente erosi, la zona è stata dichiarata altamente critica e la magistratura è dovuta intervenire sui mancati ripristini e i mancati controlli sulle escavazioni abusive. A Brescia molte cave sono state trasformate in discariche, nonostante ci fossero già in piedi progetti per il ripristino ad uso agricolo o a verde. Ha deciso la regione anche contro il parere del comune, come a Varese dove una cava abusiva, chiusa nel 1985, è stata riaperta e sono stati autorizzati scavi per circa un milione e mezzo di metri cubi. Si tratta della collina di Cantello che è praticamente destinata a sparire, sotto però c’è la riserva d’acqua dell’intera città di Varese.
Poi ci sono le cave di Carrara, dove da centinaia di anni i pregiati marmi sono estratti dalle montagne che sovrastano la città. Ma dal 1992 le ditte a valle portano, oltre i blocchi, anche le scaglie di marmo che servono a produrre il carbonato di calcio. E così il traffico è balzato da 200 a migliaia di camion che ogni giorno rendono l’aria irrespirabile ai cittadini per via delle polveri rilasciate durante la movimentazione. Le concessioni per legge dovrebbero essere temporanee, eppure le imprese sono sempre le stesse da decenni. C’è chi opera ormai da 16 anni senza concessione, pagando un semplice un canone che i comitati dei cittadini definiscono irrisorio rispetto al danno che creano all’ambiente, soprattutto se paragonato ai profitti di chi sfrutta il territorio.
Per saperne di più : http://www.report.rai.it/
Fukushima come Chernobyl - I danni alla catena alimentare - Ernesto Burgio
Il membro del comitato scientifico Isde, Ernesto Burgio, analizza il dramma di Fukushima e parla delle conseguenze sul mercato del pesce. I danni alla salute provenienti dal pesce radioattivo e il destino certo degli operai di Fukushima.
Video Presentazione pubblica dello Studio Epidemiologico sulla Valle del Serchio del Prof. Biggeri
Pubblichiamo parte della conferenza stampa fatta dal Prof.Biggeri a Lucca il 18 Marzo 2011 in cui è stato presentato lo studio epidemiologico sui dati di mortalità e dei ricoveri nella Valle del Serchio.
Il governo approva il decreto per la Carbon capture and storage italiana: una falsa speranza
Secondo il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo si tratta di un «Importante passo avanti per l'ambiente», ma probabilmente il decreto che definisce le norme per la cattura e lo stoccaggio della CO2 in Italia, approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri, sarà occasione per nuove polemiche, visto che la Carbon capture and storage (Ccs) di CO2 è una tecnologia ancora utilizzata solo in pochi impianti pilota, fortemente criticata da associazioni come Greenpeace e osteggiata anche da Legambiente che la vede come un grimaldello per far passare il cosiddetto "carbone pulito" e per rinviare l'adeguamento ambientale della nostra industria. Va anche detto che una minoranza di associazioni ambientaliste, come ad esempio la norvegese-russa Bellona, dichiaratamente anti-nucleare e pro rinnovabili, appoggiano i progetti Ccs.
Un comunicato del ministero dell'ambiente spiega che «Si tratta, com'è noto, di un metodo che consente alle centrali che utilizzano combustibili fossili, di "iniettare" la C02 nel sottosuolo in appositi siti, ed evitare di immettere nell'atmosfera anidride carbonica, contribuendo così all'impegno del nostro paese contro i cambiamenti climatici. La tecnologia CCS, "carbon capture e storage", è già in fase di sperimentazione in Italia nell'impianto Enel di Brindisi e richiede, in conformità con le normative europee un quadro legislativo di riferimento nella prospettiva di una sempre maggiore utilizzazione che potrebbe ridurre significativamente il nostro "debito" di CO2 e aiutarci a raggiungere gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni (-20% al 2020)».
Ma secondo Greenpeace Iternational, che nel 2009 alla questione ha dedicato il dossier "False Hope". Why carbon capture and storage won't save the climate, «La "Carbon Capture and Storage (Ccs)" promette di ridurre l'impatto climatico dei combustibili fossili, catturando l'anidride carbonica (CO2) dalle ciminiere delle centrali e immagazzinandola sottoterra. Il suo futuro sviluppo viene ampiamente propagandato dall'industria del carbone per giustificare la costruzione di nuove centrali elettriche alimentate da questo combustibile. Tuttavia, la tecnologia è ampiamente sperimentale, e in ogni caso non sarà pronta in tempo per salvare il clima».
Per la Prestigiacomo quelle del Ccs non sono false speranze: «La normativa approvata oggi disegna un sistema autorizzativo lineare, per la scelta dei siti, l'esercizio, il trasporto e la dismissione, in capo ai ministeri dello sviluppo economico e dell'ambiente e procedure che saranno gestite dal già esistente Comitato per Kyoto integrato da una segreteria tecnica per lo stoccaggio. Con questo atto il nostro sistema normativo fa un passato avanti recependo una tecnologia ambientale che è ritenuta di grandissimo rilievo per lo sviluppo del sistema energetico».
Fonte http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=9535
Nucleare? No grazie!
È la risposta che la maggior parte degli italiani darebbe alla fatidica domanda sul nucleare. A riferirlo un'indagine condotta su un campione di 800 persone dall'istituto Panel Data di Padova.
Oggi il consiglio dei ministri ha deciso una Moratoria al nucleare. Lo stop al ritorno delle centrali nucleari stabilito dal governo sarà di un anno, ma stando alle indiscrezioni il governo avrebbe valutato anche la possibilità di prolungare il fermo fino a 24 mesi. Il decreto legge in questione "dispone la sospensione, per un periodo di 12 mesi, delle procedure riguardanti la localizzazione e la realizzazione di centrali e impianti nucleari sul territorio italiano".
Fonte http://www.alternativasostenibile.it/ e http://www.repubblica.it
In arrivo la nube radioattiva
E' in arrivo la nube radioattiva proveniente dalla centrale nucleare di Fukushima.
Mi sono chiesto ma come viene misurata la radioattività e quali sono i livelli tollerabili dagli esseri umani?
La radioattività è data dal decadimento (cioè trasformazione) di un atomo radioattivo (cioè instabile, es. l'Uranio) in altri atomi (stabili o meno) con conseguente rilascio di particelle e quindi di energia.
Tipicamente vengono utilizzate 2 unità di misura diverse :
- il becquerel (simbolo Bq) è l'unità di misura dell'attività di un radionuclide (atomo instabile), ed è definita come l'attività di un radionuclide che ha un decadimento al secondo. Cioè misura il numero di trasformazioni che un radionuclide ha in un secondo
- il milliSievert (mSv) che misura gli effetti e del danno provocato dalla radiazione su un organismo. Misurala dose equivalente dell'energia assorbita per unità di massa.
Per avere un termine di paragone sulla radioattività, nelle nostre case, è presente un gas radiottivo il Radon, che fino per la Toscana ha un valore medio di 40 Bq/mc, ma nelle zone sismiche come la nostra può superare i 200 Bq/mc.
I valori attesi nella nube in arrivo sull'Italia sono stimati da 100 a 1.000 milionesimi di baquerel per metro cubo di aria, quindi bassi rispetto alla radiottività naturale.
Da ricordare che la nube di Chernobyl aveva portato una radioattività nell'aria da 1 a 10 Bq/metro cubo di aria.
Per avere un termine di paragone dei danni provocati dall'assorbimento di radiazione ricordiamo che:
- In media, una persona viene esposta ogni anno a 1-2 millisievert di radiazioni provenienti da fonti naturali
- una radiografia al torace conta circa per 0,2 millisievert
- per una TAC si va dai 5 ai 15 millisievert
- con una PET o una scintigrafia si possono superare i 20 millisievert
- i valori rilevati intorno alla centrale di fukushima nei giorni scorsi erano dell'ordine dei 400 millisievert
- una dose di 5.000 millisievert potrebbe uccidere il 50% dei soggetti esposti nell'arco di un mese
- secondo Rubbia in un reattore come quello di Fukushima la quantità di radiazione è dell’ordine di 10 miliardi di Sievert. Quindi c’è un quantitativo immenso di radioattività dentro questo contenitore.
Qui si trovano continui aggiornamenti sui rischi dovuti alla radioattività http://www.isprambiente.gov.it/site/it-IT/
Dati sulla mortalità estratti dal rapporto “Ambiente e Salute della Valle del Serchio”
Pubblichiamo i dati aggregati sulle statistiche di mortalità rilevate dallo studio nella nostra valle (Garfagnana + Mediavalle) per gli anni 2001-2006.
Per capire questi dati dobbiamo prima introdurre il concetto di indice comparativo di mortalità o SMR ( Standardized Mortability Ratio)
Gli SMR comparano il numero di decessi osservati con il numero di decessi attesi. L’SMR esprime, in percentuale, l’eccesso o il difetto di mortalità esistente tra l’area di studio (nel nostro caso la Valle del Serchio) e una popolazione di riferimento (nel nostro caso la regione Toscana) al netto delle influenze esercitate dalla diversa composizione per età.
Il valore 100 esprime il valore medio della popolazione Toscana, scelta come riferimento: valori di SMR inferiore a 100 sono più sani della media, quelli con valori superiori meno sani. Per esempio, se l’SMR è uguale a 88, questo significa che la mortalità è del 12% inferiore a quella corrispondente Toscana. Un SMR uguale a 140 significa che la mortalità è del 40% superiore alla Toscana.
Come si leggono i dati: nella prima colonna ci sono le patologie, nella seconda il numero di morti rilevati, la terza l'indice di mortalità (smr), mentre la quarta e la quinta rappresentano la "forchetta" dell'indice di mortalità (tanto più è stretta e tanto più l'indice è preciso).
Ecco il rapporto “Ambiente e Salute della Valle del Serchio” presentato dal prof. Biggeri
Abbiamo a disposizione lo studio epedemiologico presentato dal Prof. Biggeri che ha analizzato tutti i dati disponibili sulle cause di morte e sui ricoveri dal 1971 al 2006 nella Garfagnana e nella Mediavalle.
Uno studio di questo tipo non era mai stato condotto nella nostra zona.
Ecco le conclusione estratte dallo studio, pubblicheremo e commenteremo le varie parti.
Impressionanti i dati sulle malattie respiratorie ed insufficienze renali:
Clicca qui per scaricare lo studio
Stamani in in provincia di Lucca sarà presentato il Rapporto “Ambiente e Salute della Valle del Serchio”
Alle 11 di stamani, sarà presentato un importante studio epidemiologico sulla Valle del Serchio.
Lo studio è stato commissionato dalla provincia di Lucca (assessore M.Cavallaro) e caldeggiato dai vari comitati che sul territorio si occupano e preoccupano di salute pubblica; lo studio e rientra in uno progetto di livello di ricerca nazionale denominato “Sorveglianza epidemiologica del rischio legato a fonti di origine industriale e militare” condotto dal Prof. Biggeri dell'Università di Firenze.
Sono stati presi in considerazione i dati disponibili dal 1971 sulla mortalità e sui ricoveri ospedalieri per diverse patologie e sono stati confrontati con i dati Regionali.
Speriamo che i risultati di questo studio, chiariscano / integrino i dati preoccupanti forniti in passato dall' ASL sugli indici di mortalità nei nostri comuni, che indicavano valori di mortalità più elevati per diverse cause di morte, rispetto alla media regionale e provinciale.